Introduzione

Si dice che la verità attraversa 3 fasi:
La prima è rappresentata dalla negazione,La seconda da una forte opposizione,La terza dalla sua diffusa accettazione come dato di fatto.
Guardando questo blog ricordatevi che le persone che faranno altrettanto,probabilmente rientreranno in una di queste 3 categorie.Alcune rifiuteranno di credere che quello che stanno osservando possa essere vero,altre si opporranno violentemente alla diffusione di queste informazioni e faranno il possibile per screditare il messaggero invece di prestare attenzione al messaggio.
Poi probabilmente ci saranno altre persone che diranno: "non mi sorprende affatto l'ho sempre saputo,è tutto vero".
Osservando questo blog vedrete delle prove,che siano deboli o concrete non importa. Più prove si raccolgono,più la verità diventa possibile,probabile e in fine certa.

giovedì 31 maggio 2012

Usa, “ufo” rischia di far precipitare un aereo: il video


DENVER (USA) – Un oggetto volante non identificato stava per far precipitare un jet privato da 2400 metri. E’ successo nei cieli sopra Denver, in Colorado, Stati Uniti. L’avvistamento è avvenuto lunedì 14 maggio.
L’oggetto non identificato non appariva nei radar della zona, ma si è quasi scontrato con un aereo privato, sopra Cherry Creek.
Nel marzo del 2011 gli abitanti della zona di Lafayette, in Colorado, avevano ripreso un filmato in cui tre luci vagavano nel cielo formando una sorta di triangolo che si dirigeva pian piano verso norrdest.

Gran Bretagna, avvistato Ufo in Essex. E diventa una star

   

La foto di Brody sul Sun
















LOUGHTON (ESSEX, GRAN BRETAGNA) – Un UFO è diventato una star, dopo essere passato sopra una città elegante dell’Essex, nota per lo show televisivo “The only way is Essex”. L’oggetto argentato non identificato è stato fotografato dall’undicenne Jack Brody nella sua casa di Loughton.
L’avvistamento ha fatto scalpore nella regione benestante tanto da meritare il titolo “The only way is Essex Lattea”. L’Essex è stato recentemente un focolaio di avvistamenti “alieni”.
Alcune settimane fa, un residente di Epping ha avvistato un oggetto blu triangolare. L’esperto di ufo Andi Mannion ha detto che si sono verificati più di 20 avvistamenti tra l’Essex e Londra nel mese di maggio.

UFO in volo sopra l'Etna


Un presunto UFO è stato segnalato dalla Sicilia e riguardano due foto, la prima è stata scattata nei pressi della centrale eolica di Sortino e la seconda invece sull’Etna.Questo il racconto di Alessandro,la foto DSCN1701 e’ stata scattata nei pressi delle centrali eoliche di Sortino (ct) alle ore 11,00 circa nel mese di Aprile.  Il soggetto della fotografia era il panorama delle colline all’orizzonte con le pale eoliche, ma al momento dello scatto avverto il passaggio di un oggetto che rimane, casualmente, immortalato  nella foto. La foto  003 è stata scattata sull’ Etna lungo il sentiero natura del   Demanio forestale “Filiciusa-Milia  sempre nel mese di Agosto, guardando  l’etna in direzione  rifugio Sapienza .In questo caso, al momento dello scatto non ho notato nessun oggetto visibile, ma visualizzando la foto  al computer noto un oggetto apparentemente sferico.Difficile da capire, vista la bassa qualita delle immagini, cosa fosssero veramente quegli oggetti ripresi, ma secondo una prima analisi, la seconda foto sembra si tratti di UFO.

Terremoto in Emilia, profezia di Giuliani: “Ora è a rischio la Calabria”



ROMA – Dopo l’Emilia, il terremoto arriva in Calabria. GiampaoloGiuliani in un’intervista ad AquilaTv si è detto preoccupato per le nuove scosse. Soprattutto Giuliani è teme per la Calabria, giudicata “a rischio” e avvisa: “Potrebbe esserci un forte terremoto anche lì”.
Giuliani ha detto: “Noi purtroppo osserviamo da ieri (il 28 maggio, ndr), e lo abbiamo già detto, anomalie lontane dal nostro territorio ma comunque visibili dalla strumentazione in nostro possesso. Era evidente già da alcuni giorni lo spostamento degli epicentri verso Ovest e la scossa odierna ( quella del 29 maggio, ndr) era prevedibile”.
Giuliani è convinto che i terremoti possano essere previsti, anche con il suo metodo basato sul Radon: “E’ ora di smetterla di dire che i terremoti non possono essere annunciati o previsti, chi lo fa sta producendo morti”.
Della Calabria Giuliani ha detto: “Tutto il territorio nazionale adesso è a rischio sismico. Mi sono sgolato in questi giorni nel dirlo. Il terremoto al nord non si calmerà per il momento. La Calabria è a rischio”.
31 maggio 2012 11:09 | blitztv

Donna resta incinta ma le cresce un pene durante la gravidanza!



Zuratu Mohammed, 48 anni da Edo State, in Nigeria dice che la sua vita è stata rovinata dalla presenza di un membro maschile tra le gambe, che le ha tenuto compagnia negli ultimi 30 anni, poco dopo essere rimasta incinta del suo primo figlio.
Secondo il racconto di Zuratu, che si è sposata nel 1981 contro la volontà della sua famiglia, subito dopo è rimasta incinta di suo marito. Ma Zuratu sostiene che cinque mesi dopo la gravidanza ha sviluppato un suo pene personale, con il quale poteva urinare.
Zuratu ha nascosto il suo nuovo membro al marito, ma quando il bambino è stato infine consegnato al personale ospedaliero, i medici hanno scoperto il pene a sorpresa. I dottori hanno poi cercato di rimuovere l’organo, ma hanno solo peggiorato le cose causandole incontinenza.
“Portare l’organo maschile è stato un problema e dormire su un letto con lui è diventato un altro problema così come ogni volta che chiudo gli occhi, vorrei urinare senza controllo” ha detto Zuratu.

PLANET X: DAL TELESCOPIO WISE ALTRE FOTOGRAFIE DEL MISTERIOSO PIANETA


Le fotografie che vi mostriamo provengono dal sito internet di un appassionato di Planet X, che avanza ipotesi un pò troppo esagerate, ma le immagini tratte da WISE secondo UrsuAdams sarebbero quelle del misterioso pianeta del transito. Infatti nel video sotto, mostra quelle che sarebbero le fotografie del pianeta Nibiru, noto altrimenti con il nome di Planet X, che sarebbero state scattate dalla NASA attraverso il famoso telescopio spaziale WISE. Ovviamente ognuno si farà una propria idea, un proprio pensiero su queste immagini che stanno incuriosendo la comunità di appassionati di Ufo  e Nibiru. Giudicate voi!

Sopra: le immagini di Planet X Nibiru e le orbite di altri piccoli pianeti, registrate dal telescopio spaziale WISE

Fonte: www.segnidalcielo.it

TRANSITO DI VENERE, 6/6/12: DIRETTA WEB DALL’OSSERVATORIO DI PADOVA E SKYWATCH UFO


L’eclissi anulare di Sole è passata, affascinando milioni di persone che hanno applaudito la fase centrale dell’anularità, l’immagine della Luna che ha coperto la maggior parte del disco del Sole, creando quello che i Maya definivano Il Sacro cerchio di Fuoco, un’anello di luce infuocata attorno alla sua circonferenza. L’evento è stato ripreso anche dall’Area 51, la nota e segretissima base del deserto del Nevada, dal monte Fuji, simbolo del Giappone, e dagli Stati Uniti, dove parchi nazionali e stadi sono stati presi d’assalto da curiosi e appassionati. Ma se fino ad ora l’Italia è stata semplicemente a guardare l’evento dal web, sarà diverso invece per l’attesissimo transito di Venere sul disco del Sole.
Quindi un evento da non perdere e che si verificherà solo tra 105 anni. Riportato anche dalla rivista scientifica Nature, è un evento unico per i ricercatori, in quanto sono le condizioni ideali per scoprire altri pianeti. L’astronomo Jay Pasachoff  ha dichiarato alla rivista inglese: “anche se noi scienziati siamo in grado di inviare sonde spaziali su altri pianeti, per un esame più attento l’osservazione dei transiti dalla Terra fornisce informazioni uniche e ci dà l’opportunità di calibrare e migliorare il nostro metodo di ricerca dei pianeti extrasolari”. Un’occasione unica quindi, per cercare di individuare nuovi pianeti lontano dal nostro. Il satellite della NASA A CRIMSAT monitorerà l’evento e ci si concentrerà soprattutto sull’atmosfera del pianeta Venere. Pasachoff ci tiene a sottolineare: “gli spostamenti sono molto rari, perciò perdere questa occasione sarebbe un crimine, lo dobbiamo ai futuri astronomi che osserveranno il passaggio nel 2117″. Sembra proprio che il popolo Maya fosse a conoscenza di questo evento stando alle ultime scoperte dell’astronomo e archeologo Jesùs Galindo. Infatti, dopo la scoperta nella città di Mayapan di un antico dipinto murale, sembra che ciò che è stato scambiato per “fine del mondo” non fosse altro che l’evento in questione
IL TRANSITO DI VENERE SUL SOLE IN DIRETTA DALL’OSSERVATORIO
L’astronomo Leopoldo Benacchio ci informa che il 6/6/12 è prevista la diretta web del passaggio di Venere, dall’Osservatorio di Padova.  Il sito della diretta è stato allestito da Caterina Boccato.
Ma perché l’evento è così straordinario? Ce lo spiega Leopoldo:
“...il passaggio è un evento molto raro, rispetto alla vita umana. Pensiamo che una persona nata nel 1900 e vissuta 100 anni, fino al 2000, un intero secolo, non ha potuto vedere mai il passaggio di Venere. Qualcuno di noi forse ha visto quello del 2004, ma perdere quello del prossimo 6 giugno sarebbe un vero delitto, dato che non succederà più fino al 2117.
Da noi sarà poco visibile, un’oretta al mattino, ma per fortuna c’è internet e potremo vedere in rete tutto il fenomeno dalla mezzanotte del 6 fino alle ore 7 circa dello stesso giorno.
Grazie agli astronomi di Padova potremo sapere tutto del passaggio di Venere, seguirlo in tutte le fasi con commenti e interviste di esperti.”  (diretta web transito Venere).
Skywatch giornaliero e serale per rilevamenti avvistamenti UFO
Oltre alla diretta web di questo evento imperdibile, alcuni ricercatori e appassionati di Ufo e profezie, posizioneranno le loro video camere all’infrarosso per osservare il cielo durante il transito di Venere, per dare la caccia agli UFO.

Continua ad allargarsi l’enorme spaccatura che dal 2005 si è aperta,formazione di un nuovo mare?

 All’inizio del 2005 una enorme frattura iniziò ad aprirsi e a spaccare il terreno lungo il deserto etiope, una estesa landa di terreno arido e privo di vegetazione che caratterizza una vasta area dell’Etiopia. La fenditura, lunga fino a 60 chilometri, si aprì lungo un tratto nella depressione di Afar. Nel corso dei mesi questa enorme frattura cominciò sempre più ad allargarsi, estendendosi alle aree limitrofe. Il fenomeno suscitò inquietudine, ma al tempo stesso pure grande interesse da parte degli scienziati che dopo aver appreso la notizia sono accorsi sul luogo per effettuare i primi studi. In un primo momento alcuni geologi pensavano che la frattura potesse rappresentare l’inizio della creazione di un nuovo oceano, per l’allontanamento della zolla africana orientale verso levante. Tale teoria che accese un vivace dibattito fu subito contrastata e smontata da una parte della comunità scientifica internazionale.
Ma dopo qualche anno la tesi ha cominciato a mettere d’accordo buona parte dei geologi, tra questi pure chi inizialmente la criticò in maniera aspra. Difatti gli scienziati provenienti da diversi paesi hanno confermato che i processi vulcanici in azione sotto la “Great Rift Zone etiopica” sono quasi identici a quelli in fondo degli oceani del mondo, segno che l’apertura della grande spaccatura con molta probabilità rappresenta niente meno che il preludio per la nascita di un nuovo mare che cambierà per sempre la geografia dell’intero continente africano che noi oggi conosciamo. Negli anni successivi, uno studio pubblicato suGeophysical Research Letters, sosteneva che le zone soggette ad una intensa attività vulcanica, lungo i bordi delle placche tettoniche oceaniche, possono improvvisamente dissolversi in ampie sezioni, invece che a poco a poco come si credeva precedentemente.

L'enorme fenditura osservata dall'alto, si nota la notevole estensione
Inoltre l’evoluzione di questi fenomeni geologici potrebbero agevolare l’apertura di nuove grandi spaccatura in seno alla crosta terrestre, originando delle nuove faglie capaci di generare improvvisi terremoti di alta magnitudo sulle regioni circostanti, rappresentando cosi un pericolo molto grave per le popolazioni che vivono vicino ai margini delle fenditure. “Questo lavoro è un importante passo avanti nella nostra comprensione del Rift continentale, che può portare alla creazione di nuovi bacini oceanici”, dice Ken Macdonald, professore del Dipartimento di Scienza della Terra presso l’Università della California, Santa Barbara. Notevole pure il contributo delle università locali di Etiopia ed Eritrea che fin dal 2005, quando si è aperta la grande spaccatura sul deserto etiope, hanno avviato degli studi inerenti proprio l’attività sismica dell’area. Atalay Ayele, professore presso l’Università di Addis Abeba, in Etiopia, ha raccolto una grande quantità di dati sismici riguardanti la frattura del 2005, che ha aperto la grande spaccatura di 20 metri di larghezza in pochi giorni.

Unendo dati sismici provenienti dall’Etiopia, con quelli dell’Eritrea di Ghebrebrhan Ogubazghi, professore dell’Istituto Eritrea of Technology, e dello Yemen con la collaborazione di Jamal Sholan del National Yemen Seismological Observatory Center, è stata creata una mappa molto interessante che ha saputo fornire dei dettagli molto utili ai fini della ricerca. Dopo mesi di studi e catalogazione dei fenomeni sismici il professorAyele ha dimostrato che la fessura non si è aperta dopo una serie di piccoli terremoti per un periodo prolungato di tempo, ma in maniera disgiunta lungo tutta la sua lunghezza di oltre 35 miglia (60 chilometri) in pochi giorni. Qui entra in scena l’intensa attività vulcanica dell’area. Nelle vicinanze al luogo della frattura un vulcano, denominato Dabbahu, posto all’estremità settentrionale della Rift, ha prima eruttato e poi spinto il magma attraverso il centro della zona di frattura fino a “decomprimere” la spaccatura in entrambe le direzioni, ampliandola ulteriomente.

Nei fondali marini la lava fuoriesce di continuo dai vulcani creando sempre nuova crosta terrestre, una volta che si è raffreddata e indurita. I terremoti si sviluppano con lo spostamento delle placche tettoniche nel momento in cui il magma si estende verso l’alto per poi diffondersi in entrambi i lati sul fondale marino. Questa attività ha dato vita, negli ultimi mesi, ad un forte incremento di terremoti nel Golfo di Tagiura. In pratica gli studiosi sostengono che la frattura africana determina una scissione a un tasso che si manifesta molto raramente in geologia. Il Mar Rosso e il Golfo di Aden furono creati milioni di anni fa dalla prima frattura. Dall’Etiopia al Mozambico si estende la seconda frattura, fiancheggiata da molti vulcani, chiamata “Great Rift Valley “ che, secondo le teorie scientifiche, rischia di essere sommersa dal mare. Secondo gli studiosi le acque del mare potrebbero inondare le terre molto prima di quanto si potrebbe prevedere a causa della depressione della Dancalia, situata a settentrione della valle. Il luogo è profondo circa 25 metri (localmente anche più) e le acque del Mar Rosso sono trattenute solo dalle colline.

La fascia collinare però ha già subito uno sprofondamento di alcune decine di metri rispetto i livelli precedenti e la presenza di sale sul deserto testimonia che il mare abbia già in passato inondato la zona. La lava ha successivamente poi fatto ritirare il mare. Attualmente l’unica cosa certa è che l’attività vulcanica è fortemente aumentata negli ultimi anni, I geologi hanno registrato in 22 posti nel triangolo della depressione di Afar, nel nord Africa, eruzioni vulcaniche in prossimità alla superficie terrestre. Anche lo studio del magma ha permesso ai vulcanologi di scoprire che la sua tipologia, caratterizzata da una bassa quantità di acido silicico, è la medesima di quella che caratterizza le eruzioni nelle dorsali medio-oceaniche collocate negli abissi degli oceani. Oltre al rinvigorimento della sismicità profonda, una caratteristica tipica delle dorsali, altri eventi hanno confermato lo sconvolgimento geologico che sta interessando l’intera area del Corno d’Africa. Su tutti va ricordata, nel Maggio 2009, l’improvvisa eruzione di un vulcano sotterraneo nell’ovest dell’Arabia Saudita. Allora l’evento eruttivo fu localizzato ad appena 200 chilometri dalla linea del Rift. Finora nessuno può dire quando il mare inonderà la depressione etiope, potrebbero passare centinaia di anni oppure ci potremo trovare di fronte ad un fenomeno alquanto rapido che rischia di cogliere di sorpresa gli stessi ricercatori.

S’è risvegliato il Marsili, vulcano sommerso nel Tirreno: coste a rischio tsunami?


Il Marsili, uno dei vulcani sommersi nel mar Tirreno, s’è risvegliato: è alto il rischio di tsunami in tutto il Tirreno meridionale a causa di possibili eventi franosi lungo i versanti dello stesso vulcano.
L’allarme è lanciato dal prof. Frnco Ortolani, ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di Napoli Federico II. Ma non bisogna lasciarsi prendere dal panico, anzi, “bisogna al più presto organizzare sistemi di difesa dei litorali” come spiega lo stesso geologo in uno studio approfondito pubblicato sul MeteoPortale del Mediterraneo, http://www.meteoweb.it , con cui collabora.
La chiave di tutto sta nelle isole Eolie che potrebbero svolgere il ruolo di “sentinelle” e annunciare con netto anticipo l’arrivo dell’onda di maremoto: “Uno studio che ho avviato spiega Ortolani - dopo il maremoto del 30 dicembre 2002 che interessò Stromboli, le isole vicine e la costa compresa tra Milazzo (Sicilia) e Marina di Camerota (Campania), ha evidenziato che, in base ai dati pubblicati (Tsunamis Research Team, Physics Dept - University of Bologna and National Institute of Geophysics and Volcanology (INGV) - Rome) negli ultimi 2000 anni vi sono stati 72 movimenti anomali del mare che hanno interessato le coste italiane. I risultati della ricerca eseguita con la collaborazione di Silvana Pagliuca del CNR, sono stati presentati al Congresso Internazionale di Geologia tenutosi a Firenze nell’agosto 2004. Il più recente maremoto italiano è stato quello che si è innescato poco dopo le ore 13 del giorno 30 dicembre 2002 nell’area di Stromboli, con conseguente inondazione della fascia costiera fino ad altezza di alcuni metri sul livello medio del mare. L’evento anomalo ha determinato seri danni ai manufatti più vicini al mare e ha provocato il ferimento di alcune persone; esso si è avvertito lungo la costa siciliana nella zona di Milazzo e in quella campana nel porto di Marina di Camerota. Il maremoto è stato innescato da una frana sottomarina. E’ evidente che se l’onda anomala del 30 dicembre 2002 si fosse verificata 4-5 mesi prima (o dopo), durante la stagione estiva, i danni lungo le coste frequentate da migliaia di bagnanti, specialmente alle persone, sarebbero stati molto gravi. Gli eventi, elencati nel catalogo dei maremoti italiani riportato sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sono stati analizzati per individuarne le cause, ricostruire le aree interessate dai vari movimenti anomali del mare al fine di delimitare le zone costiere a rischio da tsunami e analizzare le disposizioni attuali per prevenire i danni. Un dato preoccupante è rappresentato dalla evidenza che ben 18 tsunami del passato (di diversa importanza) sono avvenuti nei mesi estivi che oggi costituiscono il classico periodo balneare caratterizzato da centinaia di migliaia di persone distribuite lungo le coste e le spiagge. E’ evidente che l’attuale spinta urbanizzazione e frequentazione estiva delle aree costiere renderebbe notevolmente più grave l’impatto di eventi simili a quelli storici. Le aree interessate sono le seguenti: Liguria (14 eventi); Stretto di Messina- Sicilia Orientale-Calabria meridionale tirrenica- Isole Eolie (23 eventi); Adriatico (10 eventi); Golfo di Napoli (10 eventi); Toscana (3 eventi); Sicilia settentrionale (2 eventi); Sicilia meridionale (2 eventi); Calabria settentrionale ionica (1 evento); Lazio (1 evento). La massima altezza che l’acqua marina ha raggiunto invadendo l’area emersa (Runup) è stata valutata tra 6 e 15 m (si ricordi che lo tsunami del 26 dicembre 2004 verificatosi in Indonesia determino runup massimo di alcune decine di metri di altezza)”.
“La correlazione - prosegue Ortolani - tra movimenti anomali del mare, eventi sismici, ubicazione delle strutture sismogenetiche ha consentito di individuare le seguenti cause dei maremoti italiani: terremoti generati da strutture sismogenetiche che interessano in parte l’area costiera emersa e sommersa (Calabria, Sicilia orientale, Gargano, Ancona); grandi e rapide frane sottomarine innescate prevalentemente da terremoti ed eruzioni; grandi frane costiere subaeree; accumulo antropogenico di terreno di riporto sul ciglio della scarpata continentale. La ricerca ha evidenziato che il maggior numero di eventi è stato provocato da grandi e rapide frane sottomarine innescate prevalentemente da terremoti avvenuti anche in aree distanti dalla costa. I fenomeni più gravi si sono verificati nel Tirreno Meridionale-Stretto di Messina-Sicilia Orientale. Il maremoto più disastroso, paragonabile per numero di vittime a quello avvenuto il 26 dicembre nel Sud Est Asiatico, nel Golfo del Bengala, è quello che si verificò circa 10 minuti dopo il sisma del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina provocando decine di migliaia di morti. Lo studio aveva evidenziato fin dal 2005 che il maremoto del 1908 non fu provocato direttamente dal sisma, come si riteneva, ma da una grande frana sottomarina, verificatasi nello Stretto di Messina a sud di Reggio Calabria, che fu innescata dallo scuotimento sismico. Il dato preoccupante che si porge all’attenzione dei cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni è che le aree costiere italiane a rischio da tsunami, già individuate con vari studi, ancora non sono tutelate da interventi strutturali preventivi né da attive misure di monitoraggio, di didattica e protezione civile. La ricerca espletata nelle aree più colpite dai maremoti del passato ha messo in luce che se si ripetesse oggi un evento simile durante il periodo balneare si registrerebbero scene drammatiche e luttuose simili a quelle verificatesi nel sud est asiatico durante il disastroso evento del 26 dicembre 2004. Il rischio da tsunami non è nemmeno preso in considerazione nei piani stralcio per la difesa dal rischio idrogeologico. E’ evidente che bisogna recuperare il tempo perso e attivare idonei interventi di prevenzione al fine di preparare le aree costiere e la popolazione ad affrontare il rischio ambientale derivante da potenziali maremoti. Alla luce dei risultati dello studio si evince l’importanza di elaborare linee guida per la valutazione del rischio da onda anomala delle aree costiere e dell’impatto ambientale sulle infrastrutture di notevole rilevanza (aereoporti, porti, centrali elettriche, impianti industriali, strade e ferrovie ecc.). Vanno altresì messi a punto e attivati adeguati sistemi di educazione ambientale (per es. come comportarsi qualora ci si trovi su una spiaggia d’estate e si avverta un terremoto, oppure si noti un improvviso e sensibile abbassamento del livello dell’acqua) monitoraggio marino e costiero ed elaborati i Piani di Protezione Civile Comunali tesi soprattutto a proteggere la popolazione durante il periodo balneare”.
“Temo - conclude amaramente il geologo napoletano - che per introdurre le necessarie “precauzioni” per stare più sicuri lungo le coste e le spiagge i rappresentanti delle istituzioni attenderanno il prossimo maremoto: speriamo che non sia disastroso.
I maremoti che hanno interessato le coste italiane negli ultimi 2000 anni secondo i dati ufficiali. E’ evidente che il maggior numero di eventi di maggiore intensità si è verificato tra le Isole Eolie, le coste della Calabria meridionale e della Sicilia orientale.

Misteri - Viaggio verso l'ignoto

Val Padana, la terra tremerà ancora.Si è aperta una nuova faglia


Il giorno dopo il nuovo terremoto che martedì 29 maggio ha gettato l'Emilia ancora nella paura è il momento di valutare i danni, contare i morti, sistemare gli sfollati. Soprattutto, è ora di capire e valutare quando sarà possibile recuperare la normalità. Ieri mattina era stato fatto un primo tentativo, con alcune persone tornate nelle case e gli operai nelle fabbriche. E' arrivato il secondo forte sisma ed è stata una strage. Sono diciassette le vittime accertate delle nuove scosse che si sono abbattute sul modenese. Una donna che era rimasta intrappolata nella propria casa è stata salvata dopo dodici ore sotto le macerie. L'unica persona che ancora nella notte era dispersa, un operaio che è rimasto coinvolto nel crollo della fabbrica nella quale lavorava, è stata ritrovata morta. I soccorritori hanno continuato a scavare senza sosta nella speranza di poterlo salvare, ma non c'è stato niente da fare. I feriti sono circa 200, mentre il conto degli sfollati è arrivato a 14 mila, i nuovi 8 mila, che si sommano ai precedenti 6 mila. Nella notte tra martedì e mercoledì lo sciame sismico ha fatto contare 60 scosse di intensità variabile tra magnitudo 2 e 3,8.
La cronaca della giornata - Il nuovo forte terremoto di grado 5,8 della scala Richter è arrivato alle 9.03 del mattino di martedì 29, altre due forti scosse si sono registrate attorno alla 13, a distanza di quattro minuti l’una dall’altra (la prima di magnitudo 5,3 e la seconda di magnitudo 5.1) hanno colpito il modenese. Dopo le 13, la terra ha tremato altre 5 volte in venti minuti. Nella mattina di martedì il modenese è stato colpito da 40 scosse di magnitudo superiore a 2.0 della scala Ritcher, di cui 5 superiori a magnitudo 4.0. L’epicentro è stato tra Carpi, Medolla e Mirandola. La più forte finora è stata quella registrata alle 9.03. Un'altra molto forte è stata registrata alle 21.30 circa a Bologna. Numerosi cittadini, impauriti, sono scesi in strada e diverse strutture pubbliche sono state evacuate in via precauzionale come l’ospedale di Carpi e il palazzo del Comune di Bologna. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita a Faedis, in provincia di Udine, ha auspicato che "la storia del Friuli, sconvolto dal sisma del '76, sia un esempio per l’Emilia Romagna". Il presidente del Consiglio, Mario Monti, in sala stampa a palazzo Chigi accanto al presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ha garantito l’intervento "in tempi brevi" e chiesto ai cittadini delle zone colpite di "avere fiducia". L’impegno dello Stato, ha detto Monti, sarà "garantito da subito", le istituzioni "non sono impreparate".
Un nuovo evento - La violenta scossa di terremoto che si è abbattutta la mattina di martedì 29 sull'Emilia "non è stata una scossa di assestamento, ma un nuovo terremoto", indipendente cioè da quello altrettanto violento che si è verificato il 20 maggio sempre in Emilia. È quanto ha precisato il capo della protezione civile Franco Gabrielli, nel corso del summit sull'emergenza sisma appena conclusosi nel centro provinciale della protezione civile di Modena, a Marzaglia. "Dobbiamo riazzerare le lancette", ha aggiunto Gabrielli, rimarcando che la priorità al momento è "il soccorso ai dispersi". Quanto alle vittime, 17 il conto definitivo dei morti, secondo Gabrielli "il bilancio finale non sarà insignificante".
Altre scosse in arrivo - Gli esperti parlano di sciame sismico che non si fermerà presto. Secondo  Walter Marzocchi, sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il terremoto di martedì 29 "con ogni probabilità ha innescato una faglia diversa, limitrofa a quella del 20 maggio". "Nell’immediato non possiamo averne la certezza - ammette Marzocchi - ma è molto probabile, anche perché esiste una 'rete' di faglie, diverse e non isolate". "Prima del 2004 - ricorda il sismologo - questa zona non era tra quelle classificate a rischio, lo è solo da allora. E il terremoto del 20 maggio e quello di oggi sono compatibili con l’attuale mappa della pericolosità".  "La sequenza è destinata a durare nel tempo e a descrescere di intensità, ma con episodi di forte recrudescenza: in pratica ci saranno tante scosse per lo più piccole, ma anche superiori a magnitudo 4 e, in mezzo, anche di magnitudo paragonabili a quelle del 20 maggio e di stamattina", conclude lo scienziato sottolineando che "nel 1570 quest’area - ricorda Marzocchi - fu segnata da un terremoto molto forte e l’attività durò a lungo, addirittura quattro anni. Anche in questo caso c'è da aspettarsi una serie di scosse, definibili di assestamento, che potranno essere avvertite dalla popolazione per settimane o mesi".
I problemi per il futuro - Il professor Enzo Boschi, ordinario di Sismologia all’università di Bologna, non ha previsioni rosee per il futuro prossimo. "Il fenomeno può continuare senz'altro, perchè l’attività di una zona sismica non si arresta mai. Le scosse possono diventare piccolissime, ma l'attività sismica rimane".  Il problema per il professore è legato alla natura geologica del Paese ma anche alla gestione urbanistica: "L'Italia è una zona sismica, e in più c'è una gestione del territorio non adeguata. Non c'è prevenzione e manutenzione, gli edifici spesso non sono a norma. Specialmente nel dopoguerra si sono costruite numerose abitazioni senza che ci fosse una normativa antisismica specifica. Le prime norme risalgono agli anni '70 e una versione definitiva si è avuta nel 2009". Il problema peggiore è che "non c'è una vera cultura per affrontare questi problemi, nè una politica per ridurre i rischi legati all’attività sismica attraverso la sostituzione, ristrutturazione e manutenzione degli edifici. Sono cose che abbiamo detto tante volte, ormai acquisite". Ma in ogni caso, dobbiamo aspettarci che le scosse continueranno anche i prossimi giorni. "Quello che andrebbe fatto è un grande piano di prevenzione - prosegue Boschi -, tanti lavori pubblici per mettere in sicurezza gli edifici. Se ne parla dal terremoto in Irpinia dell’80, ma non si è mai fatto niente. Servirebbero investimenti, sarebbe un rilancio complessivo". Si tratterebbe in ogni caso, conclude il professore, di "interventi di medio-lungo periodo". 

Misteri - viaggio verso l'ignoto


TERREMOTO EMILIA, L'ENORME CREPA NEL TERRENO


TERREMOTO EMILIA, L'ENORME CREPA NEL TERRENO

L’immagine mostra un’enorme crepa in un terreno agricolo                     

Redazione Cadoinpiedi.it
L’immagine mostra un’enorme crepa in un terreno agricolo              
  
Pietro Scicchitano pubblica su Twitter una foto che mostra quanto sia grave la situazione in Emilia, colpita il 29 maggio da diverse scosse di terremoto. L'immagine mostra un'enorme crepa in un terreno agricolo. Scicchitano scrive polemicamente: "Eh ma ste cose in tv non le fan vedere. Si preoccupano che a Milano s'è sentita la scossa". 

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